Un cappello nero, una montatura di metallo con occhialini tondi scuri e una barba bianca su una camicia nera, depistano dal suo sguardo lasciandogli la libertà di osservarti come solo lui sa fare. E tu che sei andata lì per intervistarlo diventi inconsapevolmente un “luogo da esplorare” per i suoi occhi, il tuo volto diventa un paesaggio con valli e pianure da sorvolare, i tuoi colori i riflessi che Albert e' pronto a fermare in un fotogramma. Watson e' uno dei fotografi più' rappresentativi della storia moderna del costume, e attraverso i suoi scatti ha mostrato il mondo del cinema, della moda, della musica e della cultura moderna con una capacità estetica e evocativa che lo posiziona tra i più grandi maestri della fotografia.
Nonostante questa sia la seconda occasione della mia vita per intervistarlo, l'emozione mi ha preso ancora e sentirlo parlare ha allargato ancora di più i miei orizzonti, ormai quando guardo una sua fotografia, mi tornano a mente i suoi racconti e l'immagine statica diventa una sequenza di immagini in movimento: "the cinematic power" of Albert Watson.
AUDREY - Ricorda il suo primo scatto di moda ? o quando è stato il suo primo vero sevizio fotografico di moda che l'ha convinto a fotografare moda?
2 – Normalmente cito la foto di Alfred HItchcok con l’anatra in mano, che per me è stata una foto importante….non so se è la foto più vicina alla mia idea di fotografia… ma per me è stata la più importante, perche ero un giovane fotografo e mi ha dato la fiducia e la forza di andare avanti ad esplorare nuove cose… Ovviamente ero molto nervoso quando ho scattato quella foto…e ricordo che quando sono tornato a casa ero esausto. Quello per me è stato il set ideale per fare la foto che volevo fare..… una foto veramente semplice…quasi semplice come la foto di un passaporto.. una foto in cui l’immagine ha un’idea di semplicità e di potere nello stesso tempo.
AUDREY - Quale giovane fotografo di moda sente un erede del suo spirito creativo?
3 – Uno dei giovani fotografi che sento più vicino al mio spirito creativo è Ryan McGinney… e anche se non è proprio giovane e le sue foto non hanno niente a che vedere con le mie… ma come me è molto interessato all’idea della spontaneità, al reportage e allo stesso tempo però è interessato a fare delle opere d’arte con la fotografia… e di conseguenza è per me uno dei più interessanti.
AUDREY - Se in una prossima missione spaziale, volessero inserire una foto che rappresenta l' umanità, quale fra le sue foto vorrebbe inviare?
4 – La foto di una ballerina che ho fatto a Shangai alla fine degli anni 70, nel 1978, è la foto di una ballerina che stava facendo degli esercizio di bilanciamento sulla trave, un’esercizio pericoloso, davanti al ritratto di Mao…. penso che ci sia qualcosa “umano” in questo foto che per qualche ragione non fu censurata dal governo cinese…. penso che dentro questa foto ci sia un pezzo “dell’umanità”.
AUDREY - Come è cambiata la fotografia di moda dall’ inizio della sua lunga carriera a oggi ?
5 – Il mondo del Fashion e della fotografia sono cambiati nella stessa direzione. Di base la grande differenza tra 20 0 30 anni fa è che il fashion si è diviso completamente in due settori: il fashion che va nella direzione della fantasia, di un mondo molto teatrale, e in uno invece molto pratico fatto di jeans e “hoodies” (felpe con cappuccio). Allo stesso modo anche la fotografia di moda si è divisa in due tipi di immagini estrema fantasia e immagini molto pratiche.
AUDREY - Che cosa sente che si è perso nella fotografia di moda e cosa invece sente “positivo” di quest’era digitale ?
6 – Credo che si siano perse molte cose degli anni 70, periodo in cui le foto erano “classiche” nel senso che avevano abbastanza “peso” o “valore” che le permetteva di essere importanti anche dopo decine di anni da quando erano scattate. Adesso tutto questo è molto meno importante, nel mondo della Fashion photography, le foto nascono per durare solo una settimana per poi essere buttate via. La grande differenza fra le foto di 20 o 30 anni fa sta nel fatto che le foto prima avevano un loro "Style" e una permanente identità .. vedi le foto di Calvin Klein, Avedon…. Ovviamente questo è una conseguenza della spontaneità derivante dall’iphone e dai selfie… sono tempi differenti…. Quando scattavi una fotografia di moda negli anni ‘80 pensavi a come sarebbe stata 30 anni dopo…… adesso invece nessuno ci pensa…è diverso.
AUDREY - Nonostante i suoi innumerevoli viaggi e shooting fotografici, ha un Luogo speciale sulla terra, in cui si ritrova per pensare e immaginare le sue idee?
7 - Il posto speciale per me è Marrakech, quando vado in vacanza li, mi sento molto rilassato. Li’ puoi meditare, sviluppare idee, e pensare a tutto quello che devi fare durante l’anno.
AUDREY - Un lato della sua vita e' legato al fatto che lei, da decenni , lavora a stretto contatto con il mondo del cinema come uno dei più importanti consulenti per la fotografia e per la ricerca di location , quale è stato il lavoro di cui si sente più orgoglioso?
8 – Questo tipo di è un lavoro opposto a quello delle foto di moda. Sono andato nell’isola di Sky per 6 settimane con una crew e ho fotografato paesaggi…quello era un posto non solo “Fotografico” ma “Cinematografico”, era veramente ho scattato solo foto di location, e l’isola era veramente meravigliosa e interessante.
AUDREY - Visitando il suo sito internet si può ammirare la sua infinita photogallery piena di immagini del mondo della musica, esiste un legame tra gli artisti musicali forografati e la musica che l'appassiona di più?
9 – E’ una domanda difficile per me… è difficile rispondere …ho lavorato per anni per Vibe, una rivista musicale e ho fotografato molta gente, molti rappers: Run Dmc, Jayz, Beyoncè, 50 cent, Kayne West e tante altri … ho fotografato tutti loro.. ma io penso in uno“strano”modo… e anche se mi piace fotografarli tutti...mi sono entusiasmato di più quando ho fotografato Steve Jobs o Bill Clinton…. Sono interessato a fotografare tutti… un facchino a nel mercato di Marrakech come anche la Regina di Inghilterra….sono interessato alle persone…e ovviamente anche i personaggi del mondo della musica, ma in generale mi interessano tutti allo stesso modo: le persone della strada e delle celebrities allo stesso modo.
AUDREY - Quale musicista - artista sente vicino al suo spirito creativo?10 – Mi piace molto Sakamoto, mi piace come compone, può essere classico, può essere d’avanguardia, può essere molto spontaneo, ho realizzato delle copertine dei suoi dischi, ed è stato molto bello lavorare con lui.
AUDREY - Quale è il suo rapporto con l’italia? E cosa pensa quando pensa all’italia?
11 – Oh mio dio, ci vorrebbero due ore per spiegare. Ovviamente come molta gente del nord amo la gente del sud, e venendo dalla Scozia dove c’e un ambiente diverso, verde, molto bagnato, freddo anche in estate, quando vado in italia lì è tutto l’opposto. La cosa principale però sono le persone, l’ambiente è bello ovviavemente ma la cosa che penso di più quando vengo in italia è essere come gli italiani, …è sempre un piacere e un’emozione per me venire a lavorare in Italia.
AUDREY - Cosa è “Style per lei”?
12 – lo Style ti da un “blue print”, uno schema, dice chi sei… è una direzione nel tuo lavoro, nel tu aspetto… un modo per mostrare come porti avanti la tua vita… E’ veramente importante avere un’idea del proprio Style per capirsi meglio. Puoi applicare il tuo Style in ogni direzione, nella musica, nell’arte….… cioè è l’insieme che è importante… e devi cercare attraverso lo Style cosa sei……e come procedere su una strada.
AUDREY - Chi è o chi è stato/a una icona di style per lei?
13 – Mi piace Yohji Yamamoto, mi piace il suo stile nel fashion, è un’icona nel fashion, credo che sia una forza creativa nel fashion ma anche una persona veramente interessante. E’ un grande artista perchè anche la moda è arte, e penso che sia veramente un personaggio con una forte identità non solo nella moda ma anche nella sua sensibilità grafica giapponese. Lui per me è una grande icona di style.
AUDREY - Ci parli della mostra che sta organizzando a Milano per il prossimo anno
14 – la cosa interessante che porterò a Milano sono delle opere che normalmente in Italia non si sono mai viste, come per esempio i paesaggi dell’isola di Sky, qualche cosa di Hollywood, qualcosa di reportage, qualcosa dell’West Africa. E comunque in generale cose che a Milano non si sono mai viste.
AUDREY - La pulizia e la semplicità delle sue immagini e la passione per musicisti e artisti giapponesi hanno qualcosa di comune, Quale è il legame fra lei e il Giappone?
15 – All’inizio, quando ero al college e studiavo graphic design, ero molto affascinato dalla grafica e dall’arte giapponese e mi sono fatto coinvolgere. Poi ho organizzato dei viaggi per andare in Giappone, e quando sono andato me ne sono innamorato. Parlo giapponese e lì ho trovato una sensibilità con cui mi sono connesso. Mi piace l’architettura, sono stato a Kyoto dove c’è un palazzo bellissimo – il “Kazura Palace” costruito nel 1600 che ha un giardino che esite dalla sua nascita. E’ un luogo di tranquiliità, bellezza e disciplina…ho scoperto che molti grandi artisti giapponesi sono discIplinati e questo mi piace molto.
Audrey Tritto
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