Che le cose siano cambiate nel mondo del fashion e’ abbastanza evidente, ma che le regole del suo linguaggio si siano spostate così più in avanti, tanto da divenire la celebrazione di uno show in cui il concetto stesso di sfilata di moda, sembra quasi passato in secondo piano…..questo sinceramente ...la dice lunga su quanto il mondo digitale abbia cambiato il mondo della moda .
Sicuramente questo mondo non è il primo e è l’ultimo che
subisce le conseguenze di questa rivoluzione, ma certo e’ che un giorno, il concetto di “collezione e fashion show”
così come lo avevamo visto fino ad oggi sara’ un fatto elitario ed
esclusivo simile alla voglia del vinile
nel mondo della musica.
Philipp Plein, che con i suoi show ha sorpassato ormai da
tempo tutto i player di questo mercato, ha fatto un grande balzo in avanti
verso questa direzione e, il concetto stesso di “new fashion show” celebrato
ormai anche dai classici come Chanel sembra essere ormai il nuovo modo di
raccontare questa esperienza “estetica” dei tempi moderni. Plein e’ la nuova star della moda del primo ventennio del
ventunesimo sceolo, allo stesso modo di come lo fu Gianni Versace per gli anni
80 e 90, non tanto dal punto di vista stilistico, perchè i loro background sono
differenti, ma piuttosto come personaggi, icone del proprio tempo, che hanno
saputo segnare con il proprio lavoro il senso storico del momento in cui hanno
vissuto.
Plein con il corpo “ il suo “, e la sua “mente” geniale, ha ridefinito il nuovo “mark up” della moda e
ha sancito la resurrezione dei fashion brand in qualcosa di più grande: gli “show
brand” che oggi esprimono una nuova
forma di linguaggio che di fatto ha ricodificato la nostra esistenza,
evolvendola in direzioni che oggi forse non riusciamo neanche e immaginare. Riempire uno spazio, di 5000 invitati, come quello in cui si e’ celebrato di fronte
alla fondazione Prada di Milano, e’ un
segnale forte e di sfida verso l’establishment della moda italiana, e allo
stesso tempo paradigma di come la moda sia diventata, al pari di un evento
sportivo, sia ormai qualcosa di unico e di grande.
Vedere contrapposti a Milano, in luoghi distanti da via
Montenapoleone, le sublimazioni di Prada e Plein in unala loro metamorfosi
mediatica, mostra anche le strade diverse di comunicazione e di coinvolgimento emotivo che questo mondo
sta esplorando.Di fronte all’arte contemporanea (Fondazione Prada) il
segnale di Plein è sembrato una “sfida” costruita sulla sua voglia di vivere e di
divertire, cercando le origini e le intuizioni creative di ribellione
all’estetica comune, che contengono in sé quella furia creativa che ha permesso
di realizzare una “mega festa Plein” degna dei migliori Show degli Universal Studios.
Una sfida, dicevo, tra chi sfrutta la creatività per esibirla
e chi la vive e la interpreta nella propria vita mostrando il futuro e l’evoluzione
del linguaggio della moda delle nuove generazioni. Quando Plein era un “outsider” della moda, i già l’amavo, e
mentre i brand “snob” del circuito mediatico e comunicativo erano minimal chic,
no logo, e no party, io esultavo per la sua creatività e per il coraggio di
osare oltre ogni schema consolidato. Oggi, invece che tutti i brand e i magazine, sono piegati a
una follia creativa disgregante e dissociata che vede in Gucci, l’apice di
questa “follia collettiva” dove la bellezza sembra essersi disintegrata
nell’appariscente senza senso, Plein mi
pare ancora più fresco, più giovane, e sexy di prima, nelle sue collezioni che
mostrano la sua attitudine a sentire i tempi come nessuno altro ha mai fatto
prima. Sarà difficile trovare per strada gente vestita Gucci, magari vedrete in
giro molti accessori, ma ne trovate tanti che sentono Plein come loro
rappresentante estetico che vivono intorno a noi e lo sentono parte della
propria estetica.
La verità è che non esiste un personaggio come lui, che
riesce a essere in “risonanza” con il mondo che vive, trasformandosi da
stilista, a influencer, a sportivo, a rockstars, e a sex symbol. Il lui potete
ritrovare tutti gli elementi di un uomo dei “media contemporanei” e non esiste
un altro personaggio che possa interpretare in sé tutti i concetti stessi che
lui rappresenta.
Monsters of Rock, il nome dello show Plein, è stato un “vero show” in cui la band the “Entire Universe” ha suonato su un camion appena uscito dal film Mad Max, irrompendo nello stage a ritmo di rock ispirato ai Kiss ricamato su tutti i pezzi della collezione in sfilata.
Bikers Jackets in Pitone e borchie, felpe, jeans e sneakers
ispirate al mood Mad max, mescolate con motivi metallici e stampe piene di
borchie e catene si sono fuse in silhouette femminili che sembravano uscire da
un altro pianeta.
Un mondo in cui la seduzione sa trasformarsi in qualcosa di
veramente dirompente e dove gli accessori, anch’essi da film hanno identificato
appieno la voglia di ritrovare nella musica del passato una potenza narrativa
ed evocativa che oggi io non riesco più a vedere nelle giovani rock band.
Insomma, Plein ancora una volta ha saputo interpretare i
tempi e, da grande creativo, ha compreso come il suo lavoro vada oltre la
semplice costruzione estetica di una collezione,ed è divenuta un modo di
interpretare la bellezza del corpo umano, come vera forma artistica.
La sua “arte” che non
è come sembra di scioccare e esagerare senza ragione, vuole mostrare come, la sensualità
della vita, possa spingere a vivere per
costruire qualcosa che resterà impressa nella storia, come ciò che hanno fatto
i grandi della moda come Fiorucci, Moschino,e Versace.
Se conoscete qualcuno che può farmi emozionare come lui,
fatemelo sapere, perchè ogni volta che partecipo ad uno dei suoi mitici show, io mi sento di
viaggiare alla velocità della luce.
What will happen next time?